Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/258

Da Wikisource.
252 anton giulio brignole sale


far a voi toccar con mano le vergognosissime disparitadi, ch’usa ognun di noi nell’operar suo? Credete ch’io con ferro, d’ambe parti avuto, non avrei saputo far fin nelle viscere piú intime la notomia di quella dama, cui la lena non vien meno per danzar il dí di Carnovale dalla sera all’alba piú leggiera che una piuma, con tal veste intorno, che le spalle di un atleta ne gemerebbono, e, a dir un quarto d’ora sol di messa, se non ha la sedia ben agiata tosto trangoscia? Di quel cavaliere, che per ispiegar a un vile oggetto impuri affetti sa con infocata lingua fabricar ingegnosissime adorazioni, e per chiederne perdono al cielo a pena sa lasciar cader da un labro senza cuore un misero «misericordia» tutto di ghiaccio? Di quel poeta, che per infiorar oscenitadi avrá ferrata testa a sostener giornate intiere di vano studio, e poscia l’ha di vetro sol ch’ei si applichi un quartuccio di ora a far il necessario esame di coscienza? Di quel padre di famiglia, che per lasciar ricchi di moneta i figli sulle spazzature stesse fa piú fini conti che un’algebrista, e il lasciarli adorni di bontade e di virtú non istima un zero? Di quella matrona, che non fida ad altri che a serrati scrigni e alla propria chiave le sue perle, le smaniglie, i bossoli, i profumi e tutte le altre ciancie della vanitá donnesca, e commette la custodia e la pudicizia di tre o quattro figlie, giá mature, a venal fantesca, mentr’ella fuor di casa fino a mezza notte, assai piú sciolte, che un Orazio intorno all’arpa, ha intorno a’ gonellini quelle mani, che nella sua casa son per maneggiare il fuso o l’arcolaio o l’ago, tutte chiragra?

E ’l peggio è, che questi fôran solamente scherzi del proemio della predica: che s’io poscia fossi gionto a’ fulmini e a’ tuoni della perorazione, guai a voi, che sol per un uccello o un pesce, onde piú abbiate ad essere coll’ingrassato ventre benemeriti de’ vermi, tanto argento spenderete quanto egli pesa, e a comprar un libro, che fecondi il cuore con celesti semi, siete avari di dieci soldi; guai a voi, che per rapir l’onore di una dignitá, non da’ vostri omeri, non ricusate di soffrir intollerabili vergogne, e per restituir l’onore, tolto ingiustamente altrui da vostre ingiurie, ricusate il nobile rossore di una ragionevo-