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nota 295


sto 1625, «all’illustrissimo signore il sig. Pietro Contarmi fu dell’ill.mo sig. Alvise»1.— Il cap. XX è intitolato: «Demonstratione heroica di reciproco amore fra due nobili Venetiani, l’uno per nome Nicolò Barbarigo e l’altro Marco Trivisano»: intorno a un caso di amicizia e di generositá, che diè poi materia al poema di Giulio Strozzi, Il Barbarico overo l’amico sollevato (2a ed., Venezia, 1628) e ad altri componimenti, nonché al seguente trattato dello stesso Zuccolo.

9. Secolo dell’Oro rinascente nell’amicitia tra Nicolò Barbarigo e Marco Trivisano. In Venetia, appresso Marco Ginami, 1629. — Edizione ora descritta da C. Frati, in Bibliofilia, XXVIII, 305-6.

10. Discorso dello amore verso la Patria. In Venetia, 1631, appresso Evangelista Deuchino. — Dedica (13 giugno 1631) «all’ill.mo sig. Giorgio Cornaro», di Paolo Stecchini: il quale, alludendo al Trevisano e al Barbarigo, la dice: «opera del signor Ludovico Zuccolo, autor celebre, da loro mentre vivea teneramente amato». Il Mittarelli cita di questo libro una seconda edizione, fatta molti anni dopo, In Venezia, per le stampe di Gio. Pietro Pinelli, 1673.

Tra le quali le piú notevoli sono senza dubbio il Discorso della ragion del numero del verso italiano, in cui si afferma il principio nella necessaria unificazione dell’accento e della quantitá nella poesia e si svolge un’importante teoria del giudizio estetico2; Il Belluzzo, ovvero della Cittá felice3, dove sono celebrate le libertá della republica di San Marino; e il nostro trattatello della Ragione di Stato, per il quale lo Zuccolo merita di essere considerato il piú profondo filosofo della politica nel suo tempo, e precursore delle teorie che affermano l’autonomia della politica dalla morale4. Né il merito dello Zuccolo sfuggí ai suoi contemporanei, perché, quanto al Discorso della ragion del numero. Benedetto Fioretti lo cita e lo adopera ne’ suoi Proginnasnii poetici (Firenze, 1627 sgg.), e lo Stigliani vi polemizza contro nella sua Arte del verso italiano (Roma, 1658, pp. 6-7), e piú tardi il Gamba

  1. Allude a questo libro Alessandro Tassoni ( Lettere, ed. Rossi, I, 324-5), per certi accenni critici contro di lui, ai quali si proponeva di rispondere: «Egli (lo Z.) — scrive ii 15 ottobre 1625 — va provocando questo e quello per immortalarsi; ma, se non fa meglio, s’immortalerá colle fischiate come il Murtola. Io credo che il signor Scipione Chiaromoute gli laverá anch’egli il capo per la sua parte». E forse allude alle dottrine politiche che il Chiaromonte, in contrapposto a quelle dello Z., andava elaborando e che espose poi nella Ragion di Stato (Faenza, 1635).
  2. Cfr. Croce, Storia dell’etá barocca, pp. 165-167.
  3. Ora ristampato da Amy A. Bernardy, nella Nuova scelta di Curiositá lette írarie diretta da E. Lovarini (Bologna, 1930).
  4. Cfr. Croce, op. cit., pp. 93-97.