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Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/74

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68 ludovico settala

' mente dire accrescer la forma: e se pure in qualche parte pare che entri ancora nell’ampiiazione, o nuovi acquisti, parmi potersi dire, che tali acquisti e tali modi di acquistare e ampliare siano li medesimi mezzi, che servono alla fondazione. Ma perché il fondare nuovi regni, tirannidi o domini occorre di raro, e conservar sé e la forma del suo dominio è cosa ordinaria, perciò da tutti sará sempre concesso, la ragion di stato principalmente impiegarsi nella conservazione; e, per conservazione della forma del dominio, non intendo solo Io stato o dominio, ma ancora insieme il dominante, come poco da basso mostreremo.

Capitolo IX

Quante siano le specie della ragion di stato.

Ancora che uno sia principalmente il fine della ragion di stato, il conservare al dominante lo stato e dominio che esso possiede, in quella forma che si ha eletto, o nella quale è posto; il che contiene non solo la conservazione del dominio, ma ancora del dominante: i mezzi però, che a queste due cose ci conducono, sono diversi, e spesse volte contrari, e gli abiti che ci somministrano quei mezzi sono molto digerenti. Conciosiacosa che, essendo le forme delle republiche alcune buone altre ree, non si potrá mai dire nell’una e l’altra cambiarsi per la medesima strada, usarsi i medesimi mezzi, e aver per guida un medesimo conduttore. E per lasciar da canto le varie specie di republiche insegnate da Platone e nel libro delle Leggi e nel libro delle Republiche e in quello del Regno, e quelle che nel sesto libro delle sue Istorie ci lasciò scritto Polibio; appigliandoci a quelle che insegnò il vero maestro di coloro che sanno, e nelle Morali a suo figliolo Nicomaco e nella Politica: diremo ch’egli è necessario che ’l governo sia in podestá d’un solo, o di pochi, o di molti; e che quando uno, o pochi, o molti governano riguardando al ben vivere e al publico bene, questi sono governi retti. Ma quando governano a commodo