58 Questo dicea colla lingua la dama,
Ma Ulivier diceva col suo core;
Morgante, che sapea tutta la trama,
Rispose: Dove lasci il tuo amadore,
Che so che giorno e notte ancor ti chiama?
Hai tu sì tosto lasciato il suo amore?
Disse la dama: Ulivieri è qui meco,
Però nol dissi, ed io son sempre seco.
59 In poco tempo furono ordinati
Quarantamila, e fatte dieci schiere,
E dal re Caradoro licenziati,
E date tutte al vento le bandiere;
Ed eran bene in punto e bene armati,
Come conviensi a ciascun cavaliere,
Cavalli e scimitarre alla turchesca,24
E scudi e targhe25 e archi alla moresca.
60 Meridiana aveva un palafreno
Quartato, che pareva una montagna,
E ciò che questo mangiava, orzo o fieno,
Con acqua fresca prima gli si bagna;
E non era caval, ma nondimeno
E’ non se gli poteva appor magagna,
Se non che ’l capo aveva di serpente,
E molto destro e forte era e corrente.
61 Questo in un bosco già facea dimoro,
E nacque d’un serpente e d’un'alfana;26
Mugghiava forte che pareva un toro,
Mai non si vide bestia così strana;
Un che lo prese, il dette a Caradoro,
E Caradoro il diè a Meridiana;
Nelle battaglie sempre lo menava,
E molta fama con esso acquistava.
62 Tanto cavalca questa franca gente,
Che in Danismarche alla fine arrivorno.
Quando Rinaldo la novella sente,
Una mattina in sull’alba del giorno,
Chiamava Orlando e ’l marchese possente;
E presto quel che fussi s’avvisorno:
Perchè di lungi si vede il gigante,
Che col battaglio veniva davante.