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314 il morgante maggiore.

64 Erasi Orlando tornato in prigione,
     Quel dì ch’al campo avea morto Corante:
     La damigella fe conclusione
     Di tradir la sua patria e l’Amostante,
     E rinnegar con questo anco Macone;
     Or vedi questo amor quanto è costante!
     Lasciò Copardo, e vassene ad Orlando,
     Che si vivea all’usato sospirando.

65 E disse: Che diresti tu, barone,
     Se fussi il tuo Rinaldo qua venuto,
     Per liberarti e trarti di prigione,
     E se tu avessi con lui combattuto,
     E mortogli già sotto il suo roncione,10
     Acciò che non ti puossi dare aiuto?
     Non sarebbe ragion, tu confessassi
     Essere ingrato a chi ne domandassi?

66 Or oltre io ti vo’ dir presto ogni cosa,
     E darti una novella, che fia buona,
     Ch’io veggo la tua vita assai dogliosa;
     Sappi che il tuo Rinaldo c’è in persona
     Per trarti di prigion sì tenebrosa,
     Come colui che ’l grande amore sprona:
     Per questo all’Amostante ha mosso guerra,
     E per tuo amor si combatte la terra.

67 Copardo è ritornato, e detto ha questo;
     E perch’io t’ho donato il mio amor tutto,
     L’anima e ’l cuore, e s’altro ci è di resto,
     M’accordo che il mio padre sia distrutto,
     E dare al tuo cugin la città presto,
     Acciò che del mio amor tu vegga il frutto,
     Ch’io non ti pasca più di foglie e fiori,11
     E che tu esca omai di carcer fuori.

68 Orlando, quando intese Chiariella,
     Rispose: Io credo tu fussi mandata
     Il primo dì dal Ciel una angiolella,
     Ch’alla prigion mi ti fusti mostrata;
     E se’ sempre poi stata la mia stella,
     E la mia calamita a te voltata:
     Qual merito, qual fato vuol ch’io sia
     In grazia tanto a Chiariella mia?