294 E disse: L’arcifanfan di Baldacco
è venuto madonna a vicitare:
Questo baston, se addosso te l’attacco,
Ti farà d’altro linguaggio parlare;
Ed attendeva a dar dell’orzo a macco,
Sì che faceva colui disperare;
E perchè ignun non uscissi del guscio,
E’ s’arrecava col bastone all’uscio.
295 Rinaldo e Ricciardetto in su la sala,
Ed Astarotte intanto è comparito:
Vede che quivi si fa buona gala,
E non è nè veduto nè sentito,
Perchè la turba dintorno cicala,
E cominciava a bollire il convito;
E Luciana ancor parea pur bella,
Però che allato alla reina è quella.
296 Posonsi appiè della mensa a sedere:
Ecco un piattello: Astarotte lo ciuffa;
Onde e’ si volge a un altro scudiere
Colui che il porta, e con esso s’azzuffa:
Intanto la reina volea bere,
Mentre che sono in su questa baruffa:
E Ricciardetto s’accosta pian piano,
E poi gli lieva la tazza di mano.
297 Rinaldo intanto attende a pettinarsi;
E d’ogni cosa che lo scalco manda,
E’ faceva la parte sua recarsi:
I servi, a chi tolta era la vivanda,
Cominciavon tra lor tutti azzuffarsi,
E intanto grida la reina Blanda:
Che cosa è questa? e dove è la mia tazza?
Voi mi parete qualche ciurma pazza.
298 Ognun con la reina facea scusa,
Tanto che infine ella si maraviglia:
Rinaldo star non voleva alla musa,18
E del tagliere di Luciana piglia;
E Luciana pareva confusa,
E in qua ed in là rivolgeva le ciglia,
E non sapeva fra sè che si dire,
Chè la vivanda vedeva sparire.