89 In Roncisvalle una certa chiesetta
Era in quel tempo, ch’avea due campane:
Quivi stetton coloro alla veletta,
Per ciuffar di quell’anime pagane,
Come sparvier tra ramo e ramo aspetta:
E bisognò che menassin le mane,
E che e’ battessin tutto ’l giorno l’ali,
A presentarle a’ giudici infernali.
90 Pensa quel dì se menoron la coda
Eaco, il gran Minosse e Radamanta;7
E quel Satam se tu credi ch’e’ goda,
E se Caron nella sua cimba canta,
Rassetta i remi, e le vele rannoda
Col mataffione, e la vela rammanta;
E se si fece più d’una moresca
Giù nello inferno, e tafferuglio e tresca.
91 E così in Ciel si faceva apparecchio
D’ambrosia e néttar con celeste manna;
E perchè Pietro alla porta è pur vecchio,
Credo che molto quel giorno s’affanna;
E converrà ch’egli abbi buono orecchio,
Tanto gridavan quelle anime Osanna
Ch’eran portate dagli angeli in cielo;
Sì che la barba gli sudava e ’l pelo.
92 Or ritorniamo a Rinaldo, che assalta
Il campo in mezzo; e come e’ dette drento,
Subito rossa si fece la malta,8
Ed arà fatto buono scaltrimento;
Chè, non sapendo Marsilio la falta,
Dubitò nel suo cor di tradimento,
Che non fussi tra lor congiura o setta,
Chè non si può sempre esser savio in fretta.
93 Avea Marsilio il suo popol pagano
E ’l campo ben diviso, ed ordinato
Chi dovessi ferir di mano in mano;
Rinaldo, ch’ancor questo avea pensato,
Sapea il pericol d’ogni capitano,
Che guasto non gli sia l’ordine dato;
Perchè e’ si vede per esperienzia,
Che la battaglia è solo obbedienzia.