Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/184

Da Wikisource.
124 lettere di fra paolo sarpi.

d’Italia e alcune Comunità i cui cherici avessero ricevute in iscritto tali partecipazioni, che per esse la pubblica quiete potesse turbarsi, principiarono a chiamare a sè i più prossimi ai cherici, e ad obbligarli con pene o con minacce a far desistere i cherici dall’azione. Ciò facendosi e qua e là, e con gran frutto, anco dai più piccoli principi; il vivente pontefice fu il primo a scomunicare, l’anno 1606, nel giovedì santo, non solo quelli che procedono contro gl’impetranti e gli attori, ma ancora contro coloro che astringono, spaventano e minacciano i loro consanguinei affini familiari. Niuna via di difesa, abbenchè legittima e naturale, sarà per trovarsi, che da costoro non venga esecrata. Ma ciò poco nuoce a voi, a cui la bolla non arriva: invece qui dove si pubblica e ci si pone davanti agli occhi, reca gran danno; perocchè non può aversi niente che vada salvo dall’esecrazione. Quando apparisse la convenienza d’istituire alcuna nuova difesa, potrebbe ad ogni altra preferirsi la costumanza di Napoli, dove niuna Costituzione apostolica, generale o speciale, niuna bolla nè breve nè altre lettere, ancorchè siano soltanto per concedere un’indulgenza, possono in veruna chiesa pubblicarsi o ordinarsene l’esecuzione, senza la previa firma del vicerè.1 E da questa costumanza essi non mai si discostano, avvegnachè in ciascun anno sia pubblicata la scomunica nel giorno della Cena del Signore.

Di questi giorni m’è venuto alle mani un libretto


  1. Di questa prammatica osservata un tempo nel Regno di Napoli, è parlato ancora nella Lettera XXXI. Si veda alla pag. 106.