Pagina:Satire (Orazio).djvu/93

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SATIRA IV.


Orazio e Cazio.


Or. Donde e dove il mio Cazio? Caz. Io non ho tempo,
Chè certi ho da notar nuovi precetti,
A’ quai non insegnò d’Anito il reo,
PittagoraPlato unqua gli uguali.
5Or. Io fei male (il confesso) a disturbarti
Sì fuor di tempo. Ma cortese, in grazia,
Perdonami l’error. Che se or di mente
Qualche cosa t’uscì, la puoi ben tosto
Raccapezzar per opra di natura,
10O d’arte; ch’ambo in te sono stupende.
Caz. Anzi il mio studio a ruminar tai cose,
Perchè sottili e in sottil modo espresse,
Tutto era intento. Or. Ah del maestro il nome
Svelami, e s’è romano o forestiero.
15Caz. Le sue dottrine t’esporrò per quanto
Mi sovverran, ma non vo’ dir l’autore.
Sta su l’avviso di fornir la mensa
D’uovi bislunghi, che sapor più grato
Han de’ rotondi, e son di lor più bianchi,