ni, ed autorità de’ Giuristi52. Da queste religiose e pie sollecitudini fu preceduto ed accompagnato il lavoro di quell’accuratissimo voto sopra i lunghi digiuni, il quale meritò prima l’onore di soddisfare al sublime intendimento del gran Lambertini53, e poi la sorte di essere inserito, ed esposto nelle immortali sue opere54. Così nel Beccari ognor congiunti si videro il culto della Religione, e lo studio della Sapienza, l’alta persuasione del divino potere, e l’umile conoscenza della propria infermità. Dove son ora quegli antichi Filosofi, i quali d’ardimento pieni e di fasto le più sottili specolazioni, e le più ingegnose scoperte al solo valore delle imperfette lor menti attribuivano, la pura e sincera luce del vero fra le tenebre disperdevano di una impotente e ridicola presunzione, l’aspetto castissimo dell’onestà colle macchie dell’alterigia e della vanità deformavano, e la dolce fragranza della virtù col mal odore contaminavano dell’ambizione? Vengano al gran confronto, ed apprendan da Lui, qual sia in un Cristiano Filosofo quell’eccelsa dottrina, che col nome si onora di scienza de’ Santi; e come un modesto e fedele riconoscimento della sovrana cagione, da cui deriva, vaglia presso di noi ad agevolarne l’acquisto, e l’uso rettificandone, a nobilitarne eziandio, e a propagarne il possesso. Se non che atti non farebbono quegl’infelici ad iscoprire le vie, e degni certamente non sono d’intender gli arcani, e di conoscere i pregi della Cristiana Sapienza, egualmente sollecita ad illuminar l’intelletto, coll’imprimere in esso i più semplici insieme, e i più elevati principi di un Vero meraviglioso, e di un Bello infinito, e a moderare la volontà, col sottoporla alle leggi di una non incerta, e non volgare virtù. E tanto appunto adoperò sulla mente, e tanto ottenne sull’animo del Beccari, in quella i semi eletti spargendo di rettitudine e di prudenza, da questo i preziosi frutti di buone e virtuose opere raccogliendo. Le quali se io volessi, non dirò amplificando ed ornando, ma noverando soltanto e narrando descrivere, o la copia immensa della materia mi opprimerebbe, o la restante luce di questo giorno ad esporle partitamente non basterebbe. Ma buon per me, che io mi ritrovo nella frequenza, e par-