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dei sistemi planetari da talete a keplero 333

un corpo di dimensioni finite, isolato nello spazio da tutte le parti. Nella scuola di Pitagora a quest’idea si aggiunse quella di forma sferica, che Parmenide pare fosse il primo ad enunciare per iscritto. Questi due concetti, dell’isolamento della Terra nello spazio occupato dai corpi celesti e della sua forma rotondeggiante, sono da considerare come scoperte di primo ordine: soltanto col prenderli per base è stato possibile ai Greci di costruire un’astronomia teoretica, al che nessun altro popolo dell’antichità ha saputo arrivare. Gli stessi Babilonesi, che pure furono così diligenti osservatori e così abili calcolatori, non giunsero mai ad una vera teoria, ma sempre dovettero limitarsi a formular regole puramente empiriche per calcolare il moto apparente dei corpi celesti, senza mai aspirare a rendersi conto del loro moto reale. Perciò ai Greci e non ai Babilonesi dobbiamo ascrivere i primi tentativi di ordinare i moti celesti in un vero sistema planetario.

Nel secolo V prima di Cristo vediamo comparire due di tali sistemi, entrambi di origine Pitagorica. L’uno supponeva il principio motore dell’universo esser raccolto nel centro, ed è il sistema del fuoco centrale, di cui fu, se non autore, certo divulgatore Filolao. L’altro è il sistema puramente geocentrico, il quale era già noto a Timeo locrese, e fu poi da Platone posto come base della sua cosmologia; in esso l’anima del mondo ed il principio motore si supponeva distribuito in tutte le parti dell’universo. Il sistema di Filolao e le idee di Platone sono esposte molto bene dall’autore seguendo principalmente gli studi di Boeckh, il quale più di ogni altro ha contribuito ad illustrare questa materia, ed a darle quel grado di certezza storica, di cui essa è ancora suscettibile.

Viene in seguito una assai chiara esposizione delle sfere omocentriche di Eudosso, delle quali la vera costituzione non fu intesa dagli storici dell’astronomia che quando ad Ideler riuscì di mostrarne il principio fondamentale. A differenza dei precedenti, questo è un sistema puramente geometrico, destinato ad ottenere una rappresentazione approssimativa dei principali fenomeni del mondo planetario. È la prima volta che questo ingegnosissimo ed elegantissimo fra tutti i sistemi dei Greci viene esposto in un’opera storica di carattere generale, ed è la prima volta che ad esso si dà il debito luogo nell’astronomia dei Greci, rendendo ai meriti del suo autore la dovuta giustizia. Al sistema di Eudosso, perfezionato da