Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/59

Da Wikisource.
[339] il tedio 53


ad aspettare, ad agonizzare. Vita di strazi, di stupiditá, di dolori senza tempo, senza regola, senza qualitá, senza diversitá. Se ci fosse l’inferno ei saria come l’ergastolo: compagnia diabolica, tormento senza termine, senza speranza, senza tregua. E questi vizi, queste brutture fisiche e morali, queste oscene e nefande malvagitá, questi delitti atroci e bestiali non bruciano l’anima piú che il fuoco? E che altro potrebbe essere il fuoco dell’anima se non il delitto? Misero a me! dove vado con la mente? Non vi saria dunque un castigo alle iniquitá di questa vita? E perché io soffero? e perché tanti uomini hanno sofferto prima di me e per tutta la loro vita? Gloria, sapere, potere, tutto è niente, tutto è ombra fuggevole: nel gran vuoto dell’universo esiste una sola cosa, la coscienza dell’uomo, nella quale esiste la virtú. Io ora sono come uno di quegli aeroliti che vanno vagando negli spazi immensi dell’universo, finché avvicinati ed attirati da un pianeta o dalla nostra terra, vi cadono. Tutto è vuoto e niente intorno a me, io non ho meco che i miei pensieri stanchi: le memorie della vita passata sono come le stelle lontane da noi milioni di milioni di miglia, e le quali spesso si celano interamente al nostro sguardo quando l’atmosfera è carica di vapori: intorno a me non v’è luce: io vo notando negl’immensi ed opachi silenzi del niente; non sento che l’io, che la mia coscienza. Quando incontrerò un dove cadere ed aver pace? Questa solitudine mi spaventa assai; onde talvolta io parlo con questi che mi circondano, e cerco veramente di fuggire da’ miei pensieri.


               Il volgo a me nemico ed odioso
          (chi il crederia?) per mio rifugio io chero:
          tal paura ho di ritrovarmi solo!


E che volgo è quello che io chero! Spesso mi passo la mano forte forte su la fronte, e nei capelli per smuovere, scuotere il cervello, e quasi fisicamente scacciarmi dalla mente certi pensieri obbliqui che mi lacerano come acuti coltelli la