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Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. II.djvu/183

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CAPO XXIII. 177

questi monumenti si veggono molto variamente figurate le anime degli estinti, ora sotto la forma di certi uccelli, come tra gli Egizj[1], ora sotto fattezze umane, guidate nella regione inferiore dal genio buono e dal malo[2]: se pure dessi non assistevano anche all’estremo giudizio che là giù si faceva dinanzi al trono de’ giudici infernali: sì che per giusta ponderazione delle azioni dovessero le anime trascorrere lo stabilito corso di loro purgazione, secondochè insegnava la dottrina egizia dell’Amenti, seguita in grandissima parte dai sacerdoti d’Etruria. E se quei genj stessi, conduttori delle anime, appaiono effigiati ne’ monumenti etruschi ora di sesso maschile, ora femineo, ciò si vede ugualmente negli egizj[3]: simbolica espressione in tutti del comune dualismo[4]. L’evocazione dell’ombre, ovvero immagini delle anime, faceva parte della mistica psicologia etrusca[5]: però gli scaltri sacerdoti, maestri in negromanzia, che dimoravano colà presso l’Averno nella Campania, era-

  1. Vedi tav. lvii. 1.
  2. Vedi tav. lxv. civ.
  3. De Hammer. Mines de l’Orient. Tom. iv.; Belzoni, tav. 3. e p. 240. 245. 386. 388. 394. traduz. francese.
  4. Vedi sopra p. 117. Così nella mitologia degl’Indiani si hanno diverse generazioni di Dévata: demoni masculini e feminei. Ward, Account of the Indoos.; Wilson, Sanscrit dictionary.
  5. Καὶ Τυῤῥηνῶν νεκυομαντεῖαι σκότῳ παραδιδὸθων. Clem. Alex. Cohort. ad gent. T. ii. p. 11.