Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/191

Da Wikisource.

187

nell’atto stesso in cui beveva, non si sgravava giammai col vomito, nè mai sputava, o prendevasi alcun riposo, ma vuotava così bene il suo bicchiere che non ve ne rimaneva una sola goccia da versare in terra11. Egli era tra tutti i Romani quello, che bevesse più degli altri in un tratto, che facesse riempire anche i più piccoli bicchieri più di quello che praticavasi comunemente, e che nulladimeno fosse in grado di attendere alle faccende del susseguente mattino. La maggior parte dei Crapuloni al contrario incominciavano già a ribevere quando l’ubbriachezza del precedente giorno non era ancora svanita, e andavan dicendo di goder la vita come di volo1. Un altro celebre bevitore sotto Tiberio fu Lucio Pisone, rispetto al quale correva voce che egli fosse divenuto Prefetto della Città per aver straviziato due giorni, e due notti di seguito con lo stesso Imperatore. Per quanto fossero non naturali il tempo del bevete, e i mezzi con cui si cercava di sgravarsi dell’eccesso del vino, tuttavolta non lo erano meno le arti, colle quali si promoveva la sete, volendosi ancora continnar a bevere quando già la Natura ne influiva una potente avversione. Ad oggetto di eccitarsi la sete, ed esser in conseguenza obbligati a bevere praticavansi col maggior impegno da alcuni Giovani tutti gli esercizj della Greca Ginnastica12, si prende-

  1. Plin. ib. rapere se ita vitam praedicant.