Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/204

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rivoltolavano sui loro soffici letti giacevano sui non meno morbidi sofà, ed origlieri delle loro magnifiche sale dei conviti, e delle loro lettighe, non era possibile, io dico, che tali persone non divenissero così floscie, e cascanti come appunto descritti immantinente ci furono i Romani sotto i Governi degli stessi lor primi Imperatori.

Sotto Augusto, e i suoi successori ogni vizio trovò più potenti protettori, e più illustri maestri che tutte le Arti, e le Scienze. Siccome Apicio fu il modello dei Romani parasiti, così Mecenate1 servì di scorta, e d’esempio ai molli, ed effemminati Romani. Egli fu quello, che insegnò alla gioventù di Roma il modo, con cui doveva adornarsi, vestirsi, portarsi, muoversi, alloggiare, e prender riposo, onde parer felice, ed eccitar altri all’invidia di questa apparente o, come dice Seneca, inorpellata felicità1. Esso non solo rese irreprensibile, e dominante, una maniera di vivere più che donnesca, e degna unicamente dei più vili Eunuchi, la quale, in altri tempi era stata al maggior segno riputata infame dai guerrieri, e vìrtuosi Romani2, ma procurò altresì che la medesima divenisse l’oggetto dei desiderj, e degli sforzi di chiunque appartener non voleva alla povera, e industriosa Plebe. Mecenate fu, secondo il rettissimo giudizio di Seneca, un soggetto dotato di eccellenti qualità sì di spirito che di cuore, ed

  1. bracteata felicitas.