Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/262

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rania vedova di Pisone17 figlio adottivo di Galba, trovavasi pericolosamente ammalata, fondò subito su questa notizia la speranza di carpirle qualche legato, quantunque ben sapesse che Pisone non lo aveva odiato meno di quello che erasi da lui fatto rispetto al medesimo1. Quell’impudente scellerato essendosi pertanto introdotto fra i parenti, e i più vecchj amici della casa del defunto Pisone, si accostò più che potette al letto dell’inferma, e le chiese con aria misteriosa in qual’ora, e in qual giorno fosse nata, e dopo averne ottenuta la risposta incominciò tutto raccolto in se stesso, con volto teso, con occhi fissi, e stralunati, e con un tacito movimento delle labbra a contar sulle dita onde eccitare al maggior segno l’aspettativa della paziente. Allorchè egli ebbe per qualche tempo continuato in questo muto ciarlatanesimo proruppe ad un tratto in ffueste parole. — Tu ti trovi al presente in un punto decisivo, ma n’uscirai felicemente; ed affinchè ciò si renda tantopiù chiaro voglio consultar un indovino, che ho spesso ritrovato veridico. — Dopo questo consolante discorso egli partì sul momento, sacrificò un animale, e quindi tornato giurò pel capo di suo figlio che le viscere della vittima si accordavano con le Costellazioni del Cielo. La vedova di Pisone premiar volendo questa buona nuova richiese il suo testamento, e lasciò nn con-

  1. Ibid.