Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/105

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dei sacri segni che egli riportati ne aveva dicendo liberamente che un vero filosofo adorar deve tutti gli Dei, ed esser un perfetto indovino, od interprete delle viscere di tutte le bestie1. Quanto più si aumentavano gli Dei stranieri, e i loro superstiziosi aderenti tanto più cresceva il numero degli ingannatori, che si prevalevano della debolezza de’ proprj contemporanei ad oggetto di appagare i loro desideri, e appetiti, e segnatamente la loro avarizia. Per tutte le contrade d’Italia, e di Grecia andavano in giro i se dicenti Sacerdoti della Dea Siria, d’Iside, d’Osiride, e di Mitra11, e colle loro ciarlatanerie, e predizioni non solo essi rubavano all’ignorante plebe gli ultimi oboli12, che lasciati le aveva la rapacità dei comandanti, ma trovavano altresi la più favorevole accoglienza presso i Ricchi, ed i Grandi2. La mostruosa moltitudine degli Dei forestieri, e de’ loro Sacerdoti produsse in seguito ancor più che sotto Claudio la non curanza dei patemi numi, e della lor religione, a segno tale che niuno si prese più la minima cura

  1. Apul. l. 348. 349. sed potius 351. An hariolis licet jocinora rimari, philosopho contemplari non licebit? qui se sciat omnium animalium aruspicem, omnium deum sacerdotem?
  2. Apul. metam. VIII. 141. 143. 147. 149.