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28 Storia della Letteratura Italiana.

passo ben si comprova, che Volumnio alcune Tragedie avea scritto in lingua Etrusca; ma in qual tempo le avesse scritte, non si dimostra, perciocchè poteron bene gli Etruschi, anche dappoichè costretti furono a soggettarsi a’ Romani, comporre Tragedie nella materna lor lingua.

XXVI.

Opere de’ loro Scrittori perdute.

Egli è certo a dolersi, che niun letterario monumento degli Etruschi sia a noi pervenuto, e che a saperne alcuna cosa ci convenga fiutare, per così dire, in ogni parte, e ogni passo degli antichi Scrittori faticosamente cercare. Eppur sappiamo, che non furon negligenti gli Etruschi nel tramandare a’ posteri la memoria loro. E al tempo di Varrone leggevansi ancor le Storie degli Etruschi scritte fin dall’ottavo secolo, come Censorino ci assicura. In Tuscis historiis, quæ octavo eorum sæculo scriptæ sunt. ut Varro testatur1. Qual fosse questo ottavo secolo degli Etruschi, in cui le loro Storie essi scrissero, non è sì agevole a diffinire; non potendosi in alcun modo determinare, a qual tempo venissero essi in Italia. Ma qualunque esso fosse, il sapersi che Storici delle loro cose furono tra gli Etruschi, egli è un altro indubitabile argomento a mostrarci, che uomini colti essi furono, e nelle belle arti eruditi; poichè non veggiamo, che barbare e incolte nazioni abbian avuto Storico alcuno. Alcuni altri Scrittori Etruschi veggiam mentovati presso gli antichi2; ma pare, che essi fossero Scrittori non di cose, che a scienza appartengano, ma sì delle stolte loro superstizioni. Ben sappiamo per testimonianza di Svetonio3, che l’Imperador Claudio una Storia degli Etruschi scrisse in Greco divisa in venti libri, la quale, se fosse a noi pervenuta, più pregevoli notizie intorno ad essi potrebbe forse somministrare.

XXVII.

I pregj Letterarj degli Etruschi troppo esaggerati da alcuni.

Se io volessi seguir l’esempio del Dempstero, troppo più altre cose mi rimarrebbero a dir degli Etruschi. Ne’ due gran tomi dell’Etruria regale, il terzo libro intiero diviso in XCV Capi ha egli impiegato a scoprire le invenzioni degli Etruschi. Non vi ha quasi cosa, che da essi non sia stata trovata, e, come scherzando riflette il M. Maffei4, l’uso stesso del respirare non viene per poco attribuito a loro ritrovamento. Deesi a

  1. De die nat. cap. V.
  2. V. Maffei Osserv. Lett. t. IV p. 19.
  3. In Claud. cap. XLII.
  4. Osserv. Letter. t. III p. 235.