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Parte II. 37

II.

Contesa interno ad essa tra ’l Bruckero, e il P. Gerdil.

Non è quì mio pensiero di fare lunga dissertazione sulla vita, sugli studj, sulle opinioni di questo famoso Filosofo. Converrebbe prima d’ogni altra cosa esaminar la questione tra due dotti Scrittori insorta, Jacopo Bruckero, e il P. Gerdil Barnabita, sollevato poscia pe’ rari suoi meriti all’onore della Sacra Porpora l’anno 1777. Sostiene il primo, ogni cosa a lui attinente essere oscura ed incerta per tal maniera, che vano sia l’accingersi a rischiararla1; e più ragioni ne arreca. Gli Scrittori della Vita di Pittagora tutti di molto tempo a lui posteriori; le incerte tradizioni, a cui ogni cosa si appoggia; la confusione di più Pittagori in un solo; la legge, che dicesi da Pittagora imposta a’ suoi discepoli, e per lungo tempo osservata, di non esporre al pubblico scrivendo le sue opinioni; lo spirito di partito, che in Jamblico e in Porfirio, due de’ principali Scrittori della sua Vita, chiaramente si scorge di offuscar la luce del Cristiano Vangelo, che già cominciava a penetrare per ogni parte, col formar di Pittagora un uom portentoso, e somigliante in gran parte a Cristo medesimo; tutto ciò, secondo il Bruckero, ad evidenza ne mostra, quanto poca fede debbasi a’ racconti, che intorno ad esso si fanno. Ma all’incontro il P. Gerdil entra coraggiosamente a sostenere2, che, comunque più cose vi siano intorno a Pittagora dubbiose e incerte, si può nondimeno della maggior parte de’ suoi dogmi con probabile fondamento venire in chiaro; perciocchè, egli dice, Platone, che a molti de’ più celebri Pittagorici fu famigliare, ben potè agevolmente risapere i dogmi di questo illustre Filosofo, onde a ciò, ch’egli, e dopo lui Aristotele, e poscia Laerzio, Porfirio, e Jamblico ed altri Scrittori ne espongono intorno alle Pittagoriche opinioni, deesi a buon diritto ogni fede. Alle ragioni del P. Gerdil ha controrisposto il Bruckero3 nuove ragioni arrecando, onde confermar l’opinion sua. Troppo male mi si converrebbe l’entrar giudice tra questi due valentuomini. Io lascio dunque, che chi è vago di tali quistioni esamini i loro argomenti, e siegua chi più gli piace; e solo le cose che son più degne di risapersi, e quelle, che più concordemente si asseriscono, verrò brevemente sponendo.


  1. Histor. Crit. Philosoph. T. I p. 991.
  2. Introd. allo Studio della Relig. pag. 246, 263 ec.
  3. Append. ad Hist. Crit. Philosoph. p. 262 ec.