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e avea pure scolpito in legno un Mercurio ed una Venere a Megalopoli in Arcadia1. Intorno a quelli tempi era senza dubbio Lafae, di cui vedeasi ad Egira in Acaja un Apollo nell’antico stile2; e dopo di lui visse Damea che avea [Lafae Damea] lavorata in Elide la statua di Milone crotoniate3; il che dee fissarsi dopo l’olimpiade lx., come si argomenta sì dal tempo in cui vivea Pittagora4, sì perchè avanti la lix. olimpiade non era stata eretta in Elide nessuna statua agli atleti5, qual era Milone. [Siadra e Carta]Fiorirono intorno a questa età Siadra e Carta, amendue spartani, celebri nell’arte loro e maestri di Euchiro corintio, il quale ebbe a scolaro quel Clearco [Euchiro e Clearco] di Reggio nella Magna Grecia, sotto di cui nella medesima città studiò l’arte il famoso Pittagora6. [Stomio e Somide
Callone]
Succederono a questi Stomio e Somide, che vissero avanti la battaglia di Maratona7, e Callone d’Egina scolaro del mentovato Tetteo8, che dev’essere campato ben vecchio, poiché sopravvisse a Fidia; e altronde era suo lavoro uno de’ tre grandi tripodi di bronzo, sotto cui, cioè in mezzo a’ cui piedi, stava la figura di Proserpina, dono fatto dagli Spartani ad Apollo, e collocato nel di lui tempio ad Amicla, dopo la vittoria riportata da Lisandro sugli Ateniesi presso il fiume Egi9 nell’anno quarto dell’olimpiade xciii.10.

§. 6. Poco prima dell’eginetico fiorì un altro Callone di Elide, noto principalmente per le trentasette statue in bronzo, rappresentanti trentacinque giovani messenesi, il loro

Tom. II. Y co-


    lib. 4. cap. 31. pag. 357., & l. 8. c. 31. p. 665. di altre opere da Damofonte eseguite in marmo, quali furono, tra le altre, una Cibele ed una Venere. [Di questa scrive Pausania cit. pag. 665., che avesse le mani, la testa, e le punte de’ piedi di marmo; il resto di legno. Nel cap. 37. p. 675. descrive un gruppo rappresentante Cerere, ed era in marmo tutto di un pezzo, opera dello stesso scultore.

  1. Paus. lib. 8. cap. 31. pag. 665.
  2. id. lib. 7. cap. 26. pag. 592. lin. 25.
  3. id. lib. 6. cap. 14. pag. 486. princ.
  4. Bentley’s Diffen. upon the ep. of Phal. pag. 72. seq.
  5. Paus. lib. 6. cap. 18. pag. 497. [ Ved. Tomo I. pag. 26. n. 1.
  6. id. lib. 6. cap. 4. pag. 461. [ Di cui si parlerà qui appresso al Capo iI. §. 23.
  7. ibid. cap. 14. pag. 488.
  8. id. lib. 2. cap. 32. pag. 187.
  9. id. lib. 3. cap. 18. pag. 255. princ.
  10. Diod. Sic. lib. 13. §. 105. pag. 627. Tom. I.