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libro terzo | 285 |
Giudizio sdello stile delle sue poesie.
VIII. Catullo fu il primo tra’ poeti latini che ci son rimasti, il quale tanta varietà di metri usasse ne suoi componimenti, e forse molti di essi furon da lui primamente introdotti nella lingua latina. La grazia e l’eleganza del suo scrivere è tale, che ne viene a ragione proposto per esemplare. Gellio il disse il più elegante tra poeti (l. 7, c. 20). Sembra che Ovidio un’ugual gloria conceda a Mantova ed a Verona; a quella per essere patria di Virgilio, a questa per aver prodotto Catullo:
Mantua Virgilio gaudet, Verona Catullo.
E più chiaramente Marziale:
Tantum magna suo debet Verona Catullo,
Quantum parva suo Mantua Virgilio.
A me sembra però, che alcuni troppo siansi innoltrati e nel lodarlo e nell’imitarlo. Io certo non ardirei di anteporlo così facilmente a Tibullo, come altri fanno; nè so intendere qual pregio abbiano mai i versi di certi poeti a’ quali sembra di aver uguagliato Catullo, quando hanno scritto versi di una maravigliosa durezza, perchè Catullo alcuni ne ha di tal fatta. Egli è certo che l’armonia e la dolcezza è una delle pregevoli doti di ogni poesia, che con essa ancora dee distinguersi dall’usata maniera di favellare. E come sono a riprendersi quelli che una perpetua monotonia vi introducono, quale comunemente trovasi in Ovidio; così non meritan lode coloro che studiano d’introdurvi