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278 iii - il libro della bella donna


Percioché le sfacciate meretrici usano di cosí ugnersi e colorirsi il viso e far intorno a sè quelle tutte cose, che il Boccaccio danna e biasma di cuore nella vedova, che di sopra abbiamo posta nel ragionar nostro. Alle damigelle di buon nome e di buona piega bastar puote l’andar monde da tutte parti, ché certo la mondizia cosí convien loro come a noi la fatica non disconviene. Oh! come bene il Poliziano disse, in una epistola scritta alla signora Cassandra, di casa Fedele, ch’ella dipingeva la carta d’inchiostro e non il viso di liscio. Il quale anch’esse sanno ch’è loro di vergogna e di vituperio assai; e, per segno ed essempio di ciò, udite quel ch’io n’ho udito dire altrui buon tempo fa nella nostra terra. Erasi maritato un gentilissimo e nobilissimo cavaliere lombardo in una sua pari e bellissima giovene, e, volendosi celebrare ed onorare, secondo che si con veniva al grado di lui e di lei, le nozze splendidamente, furono comprate mille confezzioni, mille fagiani, starne, quaglie, capponi grossi, tordi grassi, tortorelle, colombi. Non vi mancò l’apparecchio di mille frutta. Non vi mancaron le loro zuppe, le lasagne maritate, le fritelle sambucate, i migliacci bianchi, i bramangieti e ’l formagio di Parma. Vi si trovâro poi tutti i colori di vini: il bianco, il giallo, il sanguigno, il nero, peroché vi fu del greco, del còrso, del sanseverino, del falerno, del fascignano, del roccese, dell’amabile, del briancesco, del trebiano, della vernaccia da Corniglia, e delle altre sorti assai, delle quali, per non parere un Cinciglione, mi taccio per ora. Mi taccio i vari e bellissimi drappi, le ricamate e preziose vesti, e tutte quelle cose che spettano ad un paio d’onorevolissime nozze. Ora avenne che, in un superbo e suntuosissimo desinare che vi si fece, vi si trovarono ad essere convenuti conti, cavalieri e gentiluomini assai, e donne pregiate, belle e ricche altresi, molte, infra le quali, come accade, v’ebbe di quelle che lisciate e sbellettate comparvero. Per la qual cosa gran disio nacque a qualunque di loro, che di naturale bellezza andava ornata, di fare tutte l’altre, che di artificiata vi si vedevano colorite e bianche, rimanere in mezo di tanti signori beffate e schernite, perché non avessero mai piú di cosí abbellirsi ed