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xxii Al lettore

nagoga, scrive lo Strafforello, disse ai suoi uditori: Del tutto voi mi direte questo proverbio: Medico, cura te stesso.

Plauto, Teofrasto, Shakespeare, Cervantes, Rabelais, Montaigne, Serdonati, e tanti altri che per brevitá ommetto, ebbero in grande onore i proverbi.

Il Tommaseo afferma che: «Se tutti si potessero raccogliere e sotto certi capi ordinare i proverbi italiani, i proverbi di ogni popolo.... questo, dopo la Bibbia, sarebbe il libro più gravido di pensieri.» — «Les proverbes — scrive il Rivarol — sont le fruit de l’experience de tous les peuples, et comme le bon sens de tous les siècles reduits en formules.»

Per non moltiplicare le citazioni, starommi pago a dichiarare che i proverbi ippici che presento agli uomini di cavallo, furono tratti da una quantitá di libri antichi e moderni, che ho consultati con molta pazienza e con diligente cura o li ho sentiti ripetere da allevatori, sensali, negozianti, e dilettanti di cavalli.

Tra i libri che mi hanno grandemente giovato, debbo citare quello del Caviglia, dello Strafforello, del Mantica, del Giusti.

«L’uomo di cavallo, dice il Caviglia, non ha nè tempo, nè voglia di studiare i grossi ed eruditi volumi che trattano di ippologia, e molto volontieri accetta quei principi chiaramente formulati nei proverbi che tuttodì corrono per la bocca del pubblico.»

Gravoso e difficile carico fu quello di dividere