Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/60

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(532-533-534) pensieri 47

buona idea del futuro; ci fa sperare qualche godimento piú o meno grande; ci apre un nuovo campo di speranze, ci persuade di poter godere, ci fa conoscere la possibilità di arrivare a certi desideri; ci mette  (533) in migliori circostanze pel futuro, sia riguardo al fatto e alla realtà, sia riguardo all’opinione e persuasione nostra, ai successi, alle prosperità che ci promettiamo dietro quella prova, quel saggio fattone ec. Io provo un piacere: come? ciascuno individuale istante dell’atto del piacere è relativo agl’istanti successivi; e non è piacevole se non relativamente agl’istanti che seguono, vale a dire al futuro. In questo istante il piacere ch’io provo non mi soddisfa, e siccome non appaga il mio desiderio, cosí non è ancora piacere; ma ecco che senza fallo io lo proverò immediatamente, ecco che il piacere crescerà ed io sarò intieramente soddisfatto. Andiamo piú avanti: ancora non provo vero piacere, ma ora (chi ne dubita?) sono per provarlo. Questo è il discorso, il cammino, l’occupazione, l’operazione, e la sensazione dell’animo nell’atto di qualunque siasi piacere. Giunto l’ultimo istante e terminato l’atto del piacere, l’uomo non ha provato ancora il piacere; resta dunque o scontento: o soddisfatto comunque, per una opinione debole, falsa, e poco, anzi niente, persuasiva,  (534) di averlo provato; e va ruminando e compiacendosi di quello che ha sentito e provando cosí un altro piacere, il di cui oggetto è bensí passato, ma non il piacere (perché come può esser passato quello che non è mai stato e che è sempre futuro?); e l’atto di questo nuovo piacere è composto di una successione d’istanti della stessa natura che l’altro atto, e quindi parimente futuro; o finalmente resta con una certa letizia e si rallegra, perché, quantunque non possa il suo piacere riferirsi piú agl’istanti successivi di quell’atto ch’è già finito, si riferisce ad altri atti; l’idea del cosí detto piacere provato gli dà un’idea di quelli ch’egli