Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/138

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124 pensieri (1378-1379)

se gli torni meglio il cedere, se il pericolo sia grande o piccolo, se le forze competano, se il resistere gli possa portare un male maggiore ec., ma resiste immediatamente e combatte con tutte le sue forze, ancorché piccolissime contro grandissime. Disturbate i pulcinelli ad una gallina, ed ella vi verrà sopra col becco e cogli artigli e vi farà tutto il male che saprà. Cosí facevano le antiche nazioni, ancorché piccolissime contro grandissime, come ho detto altrove. Similmente dico dei privati rispetto ai piú forti o potenti ec. Vedi il Gelli, Circe, nel dialogo dove parla della fortezza delle bestie, e il Segneri, Incredulo, dove parla delle loro guerre. È vergognoso che il calcolo ci renda meno magnanimi, meno coraggiosi delle bestie. Da ciò si può vedere quanto la grand’arte del computare, sí propria de’ nostri tempi, giovi e promuova la grandezza delle cose, delle azioni, della vita, degli avvenimenti, degli animi, dell’uomo (23 luglio 1821).


*    La facilità, anzi quasi la facoltà di attendere, che tanto è necessaria all’assuefazione, o la facilita l’abbrevia e la produce, anch’essa però si accresce e perfeziona, e quasi nasce mediante l’assuefazione (23 luglio 1821).  (1379)


*   Siccome la parte dell’uomo alla quale piú si attende è il viso, però il fanciullo non ha quasi mai un’idea formata della bellezza o bruttezza delle persone, se non quanto al viso, e questa è la prima idea della bruttezza umana, ch’egli concepisce: su questa idea si giudica per lungo tempo della bellezza o bruttezza delle persone. Anzi è osservabile che, finché l’uomo non ha cominciato a sentire distintamente la sensualità, non concepisce mai un’idea esatta de’ pregi o difetti de’ personali; che in quel tempo, cominciando ad osservarli, comincia a formarsi un’idea del bello su questo punto, ma non arriva a compierla se non