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(1388-1389-1390) pensieri 131

i sensi, perciò non è stata espressa nelle nostre lingue se non per via di una metafora presa dal guardare, ch’é azione tutta sensibile. Vedi la p. 1106. Bensí questa metafora  (1389) è poi divenuta parola propria, perdendo il senso primitivo.

Tale è la natura e l’andamento dello spirito umano. Egli non ha mai potuto formarsi un’idea totalmente chiara di una cosa non affatto sensibile, se non ravvicinandola, paragonandola, rassomigliandola alle sensibili, e cosí, per certo modo, incorporandola. Quindi egli non ha mai potuto esprimere immediatamente nessuna di tali idee con una parola affatto sua propria, e il fondamento e il tipo del cui significato non fosse in una cosa sensibile. Espresse poi e stabilite e determinate queste simili idee mediante parole di tal natura, l’uomo gradatamente ha potuto elevarsi fino a concepire prima confusamente, poi chiaramente, poi esprimere e fissare con parole, altre idee prima un poco piú lontane dal puro senso, poi alquanto piú, e finalmente affatto metafisiche e astratte. Ma tutte queste idee non le ha espresse se non che nel sopraddetto modo, cioè o con metafore ec. prese immediatamente dal sensibile, o con nuove modificazioni e applicazioni di quelle parole applicate già, come ho detto, a cose meno  (1390) soggette ai sensi, facendosi scala da quelle applicazioni già fatte, ricevute e ben intese ad altre piú sottili ed immateriali ec. Di maniera che i nomi anche modernissimi delle piú sottili e rimote astrazioni derivano originariamente da quelli delle cose affatto sensibili e da nomi che nelle primitive lingue significavano tali cose. E la sorgente e radice universale di tutte le voci in qualsivoglia lingua sono i puri nomi delle cose che cadono al tutto sotto i sensi.


     È curioso l’osservare che il verbo sostantivo essere, sí necessario che senza esso non si può fare un discorso formato ed esprimente un’idea sí universale