Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/77

Da Wikisource.
(1286-1287) pensieri 63

prima analisi della favella, di arrivare sino a questo punto. Le vocali furono considerate come suoni inseparabili dagli altri suoni articolati; come suoni quasi inarticolati; come parti inesprimibili della favella, parti sfuggevoli e incapaci d’esser fissate nella scrittura e rappresentate separatamente col loro segno individuale. Insomma, l’analisi degli elementi delle parole, la decomposizione della voce umana articolata non arrivò fino a questi sottili elementi, cioè fino alle vocali, e non si conobbe che i suoni vocali fossero elementari e  (1287) divisibili dagli altri, e si considerarono come sostanze semplici le consonanti, il cui stesso nome presso noi dimostra ch’elle sono sostanze composte o bisognose della composizione e piú composte insomma o meno semplici che le vocali. Vedi p. 2404.

Le prime scritture pertanto, mancando delle vocali, somigliarono appunto a quelle che si fanno in parecchi metodi di stenografia, e l’oriente continuò per lunga serie di secoli a scriver cosí, quasi stenograficamente (e cosí credo che ancora continui in piú lingue).

Notate che i primi alfabeti abbondarono de’ segni delle aspirazioni (frequentissime e di suono marcatissimo nelle lingue orientali come nello spagnuolo), i quali segni passarono poi ad esser vocali negli alfabeti d’occidente, presi dallo stesso oriente. E ciò per la naturale analogia delle aspirazioni colle vocali, che, pronunziate da se, non sono quasi altro che aspirazioni. Abbondarono pure de’ segni delle consonanti aspirate, distinti da’ segni delle non aspirate, abbondanza non necessaria quando v’erano i segni delle aspirazioni che potevano congiungersi a quelli delle consonanti non aspirate, dette tenui, e cosí denotare le consonanti aspirate, come poi fecero i latini ed anticamente i greci che scrivevano ΤΗΕΟΣ, ΨΥΚΗΗ o ΠΣΥΚΗΕ ec. Vedi in questo proposito la p. 1235, principio. Ma questo è il naturale andamento dello spi-