Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/291

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(2503-2504-2505) pensieri 279

stile e costruzioni ec. (e questo in gran copia) dalle lingue madri, dalle sorelle e anche dalle affatto aliene,  (2504) massimamente se a queste, benché aliene, apparteneva quella letteratura sulla quale essi si modellavano e dalla quale venivano derivando e imparavano a fabbricar la loro. Dante è pieno di barbarismi, cioè di maniere e voci tolte non solo dal latino, ma dall’altre lingue o dialetti ch’avevano una tal qual dimestichezza o commercio colla nostra nazione e in particolare di provenzalismi (che vengono ad essere appunto presso a poco i gallicismi, tanto abominevoli oggidí), de’ quali abbondano parimente gli altri trecentisti e i ducentisti ec. Di barbarismi abbonda Omero, com’é bene osservato dagli eruditi: di barbarismi Erodoto: di barbarismi i primi scrittori francesi ec.

E non è mica da credere né che questi barbarismi de’ primi e classici scrittori fossero, a quei tempi, comuni nella loro nazione ed essi scrittori si lasciassero strascinar dall’uso corrente, né che gli usassero e introducessero per solo bisogno o per arricchir  (2505) la loro lingua di parole e modi economicamente utili. Gli usarono, come facilmente si può scoprire, per espresso fine di essere eleganti col mezzo di un parlar pellegrino e ritirato dal volgare. E sebben furono costretti, volendo essere intesi, a usar gran parte delle voci e modi correnti e formarne il corpo della loro scrittura, pur molto volentieri e con predilezione s’appigliarono quando poterono alle voci e modi forestieri, per parlare alla peregrina e per dare al loro modo di dire un non so che di raro, ch’é insomma l’eleganza. E, per esempio, di Dante si vede chiaramente ch’egli si studiò di parlare a’ suoi compatrioti co’ modi e vocaboli provenzali, a cagione che la nazion provenzale era allora la piú cólta ed aveva una specie di letteratura abbastanza nota in Italia e che rendeva la lingua pro-