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Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/361

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(2638-2639-2640-2641) pensieri 349

tanto oltre sia, o che cosí vicino alla fossa abbia il piede, che non si faccia a credere di dover quattro o sei anni poter  (2639) campare, e che a ciò ogni cosa opportuna non apparecchi? Veramente io credo che niuno ce ne abbia fra noi; né maraviglia sarebbe di ciò, se noi questa medesima speranza avessimo similmente della altrui vecchiezza, che noi abbiamo della nostra, e non ci facessimo beffe in altrui di quello che in noi medesimi approviamo. Casa, Orazione seconda per la Lega, Lione (Venezia) appresso Bartolommeo Martin, senza data di tempo, appié del III tomo delle opere del Casa, Venezia, Pasinelli 1752, pag. 41. Tre altre pagine mancano per la fine dell’Orazione (13-14 ottobre 1822).


*   Ho detto altrove che gran parte delle voci che in poesia si chiamano eleganti e si tengono per poetiche non sono tali, se non per esser fuori dell’uso comune e familiare, nel quale già furono una volta (o furono certo nell’uso degli scrittori in prosa), e conseguentemente per essere antiche rispetto  (2640) alla moderna lingua, benché non sieno antiquate. E ciò principalmente cade nelle voci, o frasi, che sono oggidí esclusivamente poetiche. Ho detto ancora che per tal cagione, non potendo i primi poeti o prosatori di niuna lingua aver molte voci né frasi antiche da usare ne’ loro scritti, e quindi mancando d’un’abbondantissima fonte d’eleganza, è convenuto loro tenersi per lo piú allo stile familiare, come familiarissimo è il Petrarca ec., e sono stati incapaci dell’eleganza virgiliana.


     Aggiungo ora che in fatti la poesia, appresso quelle nazioni ch’hanno lingua propriamente poetica, cioè distinta dalla prosaica (e ciò fu tra le antiche la greca, e sono tra le moderne l’italiana e la tedesca, e un poco fors’anche la spagnuola), è conservatrice  (2641) dell’antichità della lingua, e quindi della