Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/423

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(2748-2749-2750) pensieri 411

(e in questo senso io sostengo  (2749) che l’origine di tutti gli alfabeti sia stata una sola), molto ancora vi volle, e molto tempo dovette passare e molti tentativi farsi e molti alfabeti passare in uso presso varie nazioni, prima che l’uomo arrivasse a distinguere i suoni veramente semplici della favella, cioè quelli di cui si componevano tutti gli altri suoni che formavano le parole. Ma da principio, e poi successivamente a proporzione, finché non si giunse al detto punto, moltissimi suoni composti dovettero parer semplicissimi e indecomponibili. Il numero di questi e dei segni destinati a rappresentarli, e quindi dei caratteri dell’alfabeto, dovette andar sempre scemando a misura che l’uomo si avvicinava a scoprire i puri elementi dei suoni. Ma in questo intervallo gli alfabeti che si usavano, dovevano aver molti caratteri, perché questi rappresentavano dei suoni composti. Non tutte le nazioni poterono profittare della scoperta che finalmente si fece dei suoni veramente semplici. Quelle nel cui uso erasi già  (2750) confermato un alfabeto piú o meno composto di segni rappresentanti de’ suoni piú o manco molteplici, quelle presso cui la scrittura era già comune; quelle massimamente che avevano già una letteratura, dovettero conservare il loro alfabeto, o tal qual era, o semplificato di poco, perché l’uso vince ogni ragione (basti osservare che la China presso cui l’uso della scrittura s’era forse o introdotto o diffuso prima che fra le altre nazioni, non poté neppure o non volle ricevere l’uso dell’alfabeto assolutamente). Cosí l’alfabeto fenicio, e gli alfabeti europei derivati da quello, si perfezionarono, mentre molti alfabeti orientali ec. rimasero nell’imperfezione, e questa si radicò e si mantenne in essi perpetuamente fino al dí d’oggi.

Vedesi dalle sopraddette cose, ch’io distinguo due epoche nelle quali l’uso de’ caratteri rappresentanti de’ suoni composti dovette introdurli ne’ varii