Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/158

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(3042-3043-3044) pensieri 151

formate da quelle di Omero, o tolte dai fonti e dai luoghi ond’egli le trasse, e ciò secondo i modi e le leggi da lui seguíte. Quei poeti che scrissero dopo Omero al popolo, e per il popolo composero, come i drammatici, poco o nulla mescolarono i dialetti, e ne segue effettivamente che se talvolta il loro stile è omerico, come quello di Sofocle, il loro linguaggio però non è tale. Esso è attico veramente, siccome fatto per gli ateniesi, se non forse nei pezzi lirici, i quali anche per la natura del soggetto e del genere sarebbero stati poco alla portata degl’ignoranti. In effetto Frinico appresso Fozio (cod. 158) conta fra’ modelli, regole,  (3043) norme del puro e schietto sermone attico i tragici Eschilo, Sofocle, Euripide, e i Comici in quanto sono attici, perocché questi talora per ischerzo o per contraffazione mescolarono qualche cosa d’altri dialetti, e ciò non appartiene al nostro proposito, ed alcuni tragici, forse, avendo rispetto al gran concorso de’ forestieri che d’ogni parte della Grecia accorrevano alla rappresentazione dei drammi in Atene, non avranno avuto riguardo di usare alcuna cosa d’altri dialetti. Ma generalmente si vede che il dialetto de’ drammatici greci è un solo. E del resto, siccome tra noi e ne’ teatri di tutte le cólte nazioni, benché la piú parte dell’uditorio sia popolo, nondimeno i drammi che s’espongono non sono scritti né in istile né in lingua popolare, ma sempre cólta, e bene spesso anzi poetichissima e diversissima dalla corrente e familiare ed eziandio dalla prosaica cólta; cosí si deve stimare che accadesse appresso a poco piú o meno anche in Grecia e in Atene, dove i giudici de’ drammi che concorrevano al premio  (3044) non era finalmente il popolo, ma uno scelto e piccol numero d’intelligenti, e dove le persone cólte fra quelle che componevano l’uditorio erano per lo meno in tanto numero come fra noi. Vedi il Viaggio d’Anacarsi, cap. 70.