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(3684-3685) | pensieri | 107 |
di S. Girolamo; due delle quali sono ora proprie delle lingue moderne. Vedi il Forcellini in Annihilare, e il glossario ec. (14 ottobre 1823).
* Nomi in uosus, verbi in uare ec. ec., come altrove in piú luoghi. Aggiungi amanuensis, casuale, exercitualis, casuiste, francese: luctuosus, fructuosus, fatuité, fortuitus, mortualia, mortuarius, mortuosus, manualis, manuarius. Questi nomi o verbi o avverbi ec. ch’essendo fatti da’ nomi della quarta declinazione (come da manus) conservano sempre l’u, mentre quelli fatti da’ nomi della (3685) seconda, sempre (o regolarmente) lo perdono, mostrano chiaramente che il genitivo ec. de’ nomi della quarta, ch’ora è in us lungo ec. o in u lungo ne’ neutri, anticamente fu in uus o in uu ec. Vedi p. 3752. Giacché si vede che i derivati da’ nomi della quarta si formano al modo istesso che i derivati delle voci nelle quali il doppio u ancor si conserva ed è manifesto e fuori di controversia, come dire i derivati de’ nomi in uus ec. I quali due u valsero per una sola sillaba, come il doppio a degli ablativi singolari della prima. Sia che questo, e il doppio u, si pronunziassero doppi o pur semplici, strascinando in certo modo la voce ec. In tutti i modi quest’osservazione si riferisca al mio discorso sui dittonghi latini non considerati da’ grammatici, o ch’essi nella pronunzia fossero monottonghi, o dittonghi veramente, o trittonghi ec., che tutto fa egualmente a quello ch’io voglio dimostrare in detto discorso. Perocché s’anche e’ divennero col tempo monottonghi, e ciò fino nella migliore età della lingua latina (come i comuni ae oe ec.), ciò tuttalvolta, anzi piú che mai, dimostra che gli antichi latini (de’ quali nel detto discorso si parla) pronunziavano sí rapidamente le vocali successive e concorrenti, ch’e’ le tenevano tutte insieme (o due o piú che fossero) per una sillaba sola, e tale le facevano essere nella pro-