Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/18

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(3537-3538-3539) pensieri 13

bato: dunque non fa prova di perfetto coraggio. Come colui che nel pericolo, essendo assalito, o dubitando di esserlo, si diffonde in minacce e in bravare il nemico. Le parole e gli atti di costui dimostrano il coraggio e il non aver timore alcuno. Ma la sostanza è ch’egli teme assai, e che cerca d’allontanare o di scemare il pericolo col mostrare di non temerlo. E cosí il timore produce in lui le apparenze del coraggio. Or non altrimenti accade nel caso suddetto, dove il timore produce una specie di disperazione  (3538) (segno ed effetto di timore eccessivo, quand’ella non è giusta, e quelli che piú facilmente e grandemente si disperano nel pericolo, e che perciò, dovendo necessariamente combatterlo, fanno opere di maggior ardire, sono appunto i piú timidi; il timore è per essi, come per tutti gli uomini, piú insopportabile e penoso del pericolo e del danno: essi non si precipitano in questo se non perché hanno moltissimo di quello, e per fuggir esso timore) di disperazione, dico, che ha sembianza di straordinario coraggio, e non è che temerità e cecità di mente prodotta dalla paura: e cosí nel caso di chi dimostra allegria ec.

Il perfetto coraggio ne’ pericoli ch’esigono operazione, ha molti piú esempi reali che l’altro sopra descritto, e non è certamente una pura idea come forse l’altro lo è. L’uomo che pensa a combattere il pericolo, e che in effetto è occupato esteriormente a combatterlo, si può dir che non pensa al pericolo, bench’ei perfettamente l’intenda. Quella cura ed attività esteriore ed interiore è una specie di potentissima, efficacissima e total distrazione che diverte l’immaginativa  (3539) e l’intelletto dal pensiero, dalla considerazione, dalla contemplazione, per cosí dire, e dalla vista di quel pericolo medesimo, a cui ella è tutta intenta di riparare, ed al qual solo ella è rivolta. Essa occupa tutto l’animo, essa è cura di provvedere al pericolo; ed occupando tutto l’animo