Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/192

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(3799-3800) pensieri 187

sime ad accadere) ei si può ricondurre in uno stato, che non sia affatto contrario alla natura ec.

Or dunque, poiché tutto questo è certo e dimostrato da tutte le storie e notizie di tutte le nazioni antiche o moderne ec., poiché da un lato è da tenere per fermissimo che la società e l’uomo non ha potuto né può divenir civile senza divenir prima e durare per lunghissimo tempo affatto barbaro, cioè in istato affatto contro natura; e dall’altro lato si vuole che nello stato di società civile consista la perfezione e felicità dell’uomo, e la condizione sua propria e vera e destinatagli ed intesa in principio dalla natura ec.; io domando se è possibile, se è ragionevole il credere che la natura abbia destinato ad una specie di esseri (e massime alla piú perfetta) una perfezione e felicità, per ottener la quale le convenisse assolutamente passare per uno e piú stati onninamente contrari alla  (3800) natura sua ed alla natura universale, e quindi per uno e piú stati di somma infelicità, di somma imperfezione, sí rispetto a se medesima e sí a tutto il resto della natura. Una perfezione e felicità della quale essa specie per lunghissimi secoli, e infiniti individui suoi per tutta la vita loro, non solo non dovessero esser partecipi, ma averne anzi necessariamente tutto il contrario. Una perfezione e felicità le quali esigessero assolutamente gli estremi delle cose contrarie a loro, cioè gli estremi dell’imperfezione e dell’infelicità, senza i quali estremi essa perfezione e felicità della specie non avrebbero mai potuto aver luogo. Una perfezione e felicità di cui fosse proprio ed essenziale il dover nascere dall’estrema imperfezione e infelicità della specie, e il non poter nascere d’altronde né senza queste. Una perfezione e felicità ch’essenzialmente supponesse la somma corruzione e infelicitazione della specie per moltissimi secoli, e d’infiniti suoi individui per sempre. Conseguentemente domando se l’estrema barbarie e corruttela ch’ebbe