Vai al contenuto

Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/144

Da Wikisource.
(4207-4208) pensieri 139

risorge da tutte le parti e si ristabilisce radicatamente lo spiritualismo, forse anche piú spirituale, per dir cosí, che in addietro; che i filosofi piú illuminati della piú illuminata nazione moderna si congratulano di riconoscere per caratteristica di questo secolo, l’essere esso éminemment  (4208) religieux, cioè spiritualista; che può fare un savio, altro che disperare compiutamente della illuminazione delle menti umane, e gridare: o Verità, tu sei sparita dalla terra per sempre, nel momento che gli uomini incominciarono a cercarti. Giacché è manifesto che questa e simili innumerabili follie, dalle quali pare ormai impossibile e disperato il guarire gl’intelletti umani, sono pure parti, non mica dell’ignoranza, ma della scienza. L’idea chimerica dello spirito non è nel capo, né di un bambino, né di un puro selvaggio. Questi non sono spiritualisti, perché sono pienamente ignoranti. E i bambini, e i selvaggi puri, e i pienamente ignoranti sono per conseguenza a mille doppi piú savi de’ piú dotti uomini di questo secolo de’ lumi; come gli antichi erano piú savi a cento doppi per lo meno, perché piú ignoranti de’ moderni: e tanto piú savi quanto piú antichi, perché tanto piú ignoranti (Bologna, 26 settembre 1826). Vedi p. 4219.


*    Ovidio, Metamorfosi, l. IV, parlando delle anime che sono nell’Eliso: Pars alias artes, antiquae imitamina vitae, Exercent ec. Vedilo. Vedi p. 4210, capoverso 4.


*    Alla p. 4196, fine. τὴν δὲ θρησκείαν ὁ ἀνὴρ (Ἰωάννης Λαυρέντιος φιλαδελφεὺς ὁ Λυδὸς) ἒοικε δεισιδαίμων (superstitiosus) εἶναι. σέβεται μὲν τὰ Ἑλλήνων καὶ θειάζει, θειάζει δὲ καὶ τὰ ἡμέτερα· μὴ διδοὺς τοῖς ἀναγινώσκουσιν ἐκ τοῦ ῥᾴστου συμβαλεῖν πότερον οὕτω νομίζων θειάζει, ἢ ὠς ἐπὶ σκηνῆς (simulate). Phot., cod. 180, fine. περιεῖχε (Apollodori Bibliotheca) τὰ παλαίτατα τῶν Ἐλληνον, ὅσα τε περὶ θεῶν καὶ ἡρώων ὁ χρόνος αὐτοῖς δοξάζειν (i. e. μυθολογεῖν etc.) ἒδωκεν. Ib., cod. 186, fine. Vedi p. 4210.