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Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/402

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(4460-4461) pensieri 393



*    Alla p. 4356. Dionisio d’Alicarnasso (vedi la p. 4451, linea 9), chiama inni gli antichi canti epici de’ romani in lode de’ loro eroi.


*    Alla stessa pag., linea ultima. Gli antichi poemi epici de’ romani non consistevano che in pezzi, in canti, di argomenti diversi, benché coincidenti in un solo fino ad un certo segno. Cosí il poema epico antico nazionale tedesco, the lay of the Niebelungen. Vedi di sopra il pensiero che comincia p. 4450 capoverso ultimo e specialmente le p. 4455-4456.  (4461)


*   Alla p. 4413. E vedi, a tal proposito, particolarmente la p. 4356, capoverso 1. Gli antichi canti nazionali e poemi epici de’ romani, epici per l’argomento e la forma, erano in metri lirici. Vedi il pensiero citato nella pagina precedente, capoverso ultimo, e specialmente la p. 4455 e la seguente. Anche il poema della guerra punica di Nevio (libri o carmen belli punici) era in versi lirici di diverse misure, come può vedersi ne’ frammenti di esso poema appresso Hermann, Elementa doctrinae metricae, III, 9, 31, p. 629, seguenti (Niebuhr, Storia romana, p. 162, nota 507; p. 176, nota 535) (16 febbraio 1829).


*    Nelle razionali speculazioni circa la natura delle cose, è da aver sempre avanti gli occhi questo assioma importantissimo: che dal vedere che da certe disposizioni poste dalla natura in certi esseri, facilmente e frequentemente (o anche sempre) nascono certe qualità; che certe qualità, pur date dalla natura, facilmente e frequentemente ricevono certe modificazioni; che certe cause facilmente e spesso producono certi effetti; dal vedere, dico, queste cose, non si può dedurre che ciò segua naturalmente; che quelle qualità, quelle modificazioni, quegli effetti sieno voluti dalla natura; che la intenzione della natura sia stata che essi avessero luogo, allorché ella pose in quegli esseri