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Parenti, tiranni

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Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Parenti, tiranni Intestazione 11 ottobre 2024 75% Da definire

Una capascitàta a cciccio Lui sa er perché
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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PARENTI, TIRANNI.1

     E nnotate tra ll’antri adducumenti,2
Ch’all’èpica3 der lòro sposalizzio
Io fui bbona a pportajje un priscipizzio4
D’ova fresche e un ber paro de pennenti.5

     E mmo cche sto in bisoggno, si li senti!,6
M’hanno fatto inzinenta7 er bon’uffizzio
De dìmme8 in faccia che nnun ho ggiudizzio.
Ma eh? cche sso’9 a sto monno li parenti!

     Un amico te pò10 llevà d’affanni;
Ma un parentaccio che tte vede strugge,11
Nun t’impresta12 un ajjuto si13 lo scanni.

     Sin che sse14 maggna, tuttiquanti attorno.
Sparecchiato poi ch’è, ffanno a cchi ffugge,15
E nun te danno ppiù mmanco er bon giorno.

29 agosto 1835.

Note

  1. [Proverbio.]
  2. Fra gli altri documenti.
  3. All’epoca.
  4. Una gran quantità.
  5. Un bel paio di pendenti da orecchi.
  6. Se gli ascolti!
  7. Sino.
  8. Di dirmi.
  9. Cosa sono.
  10. Ti può.
  11. Ti vede struggere.
  12. Non ti presta.
  13. [Neppure] se.
  14. Si.
  15. [Danno a chi fugge di più.]