Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1056

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*   Alla p. 1038. La lingua latina, prima del detto tempo, ebbe anzi alcuni scrittori veramente insigni, e come scrittori di letteratura e come scrittori di lingua; alcuni eziandio che nel loro genere furono cosí perfetti che la letteratura romana non ebbe poi nessun altro da vincerli. Lasciando gli oratori nominati da Cicerone e principalmente i Gracchi (o C. Gracco), lasciando tanti altri scrittori perduti, come alcuni comici [p. 372 modifica]comici elegantissimi, basterà nominar Plauto e Terenzio che ancora ammiriamo, l’uno non mai superato in seguito da nessun latino nella forza comica, l’altro parimente non mai agguagliato nella piú pura e perfetta e nativa eleganza. E certo (se non erro) la commedia latina, dopo Cicerone, e al suo stesso tempo, andò piuttosto indietro di quello che oltrepassasse il grado di perfezione a cui era stata portata da’ suoi antenati. E pure, chi mette la perfezione della lingua latina o la sua formazione ec. piuttosto nel secolo di Terenzio, che in quello di Cicerone e di Virgilio ? E Lucrezio un secolo dopo Terenzio, si lagnava, com’é noto, della povertà della lingua latina.

Quanto piú dunque dovrà valere il mio argomento per gli scrittori del trecento. De’ quali, eccetto tre soli, nessuno appartiene alla letteratura.

Ma non ostante la vastissima letteratura del cinquecento non però la lingua italiana si poté ancora né si può dire perfetta. Non basta l’applicazione di una lingua