Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1128

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[p. 426 modifica] ivi per capriccio, per dolcezza, per forza di dialetto e pronunzia irregolare, corrotta e popolare, che suole sempre e continuamente cambiar faccia alle parole, col successo del tempo, e introdursi finalmente nelle scritture e convertirsi in regola, come vediamo nella nostra e in tutte le lingue. Vedi p. 1155, capoverso ultimo e p. 2242, capoverso 1 e 2327.


     Queste osservazioni ci porterebbero anche piú avanti non poco, ed avendo veduto che tutti i verbi radicali e regolari latini hanno una sola sillaba radicale, verremmo a dedurne che la lingua latina da principio fu tutta composta di monosillabi, come è probabile e naturale che fossero tutte le lingue primitive (balbettanti come fanno i fanciulli, che da principio non pronunziano mai se non monosillabi, come pa, ma, ta, poi due sole sillabe per parola, accorciando e contraendo o troncando quelle che sono piú lunghe; e finalmente, ma solo per gradi, si avvezzano a pronunziar parole d’ogni misura, in forza per altro della imitazione e dell’esempio che hanno di chi le pronunzia, il che non avevano i primi formatori delle lingue), e come è tuttavia la cinese, meno forse discosta di qualunque altra lingua nota dal suo primo stato, a causa della maravigliosa immutabilità di quel popolo. Ecco come bisogna discorrere.

Ho detto che intendeva per verbi radicali, fra le altre cose, quelli non composti e non derivati da [p. 427 modifica]nomi. Ma voleva dire da nomi noti e da nomi non primitivi, perché tutti i metafisici moderni s’accordano, che tutte le lingue son cominciate e derivano da’ nomi e il vocabolario primitivo di tutti i popoli fu sempre una semplice nomenclatura (Sulzer). È dunque indubitato che anche quei verbi latini che paiono radicali derivano da nomi sconosciuti, giacché le radici d’ogni lingua furono i nomi soli e volendo esprimere azioni