Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1155

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*   Alla p. 1148. Lo spagnuolo pintar, cioè dipingere, derivato certo dal participio del verbo pingere, sembra che, se non altro, dinoti un antico participio pinctus, in vece di pictus, participio regolare e proprio di pingere, come tinctus di tingere, cinctus di cingere, planctus o planctum di plangere ec. (e vedi p. 1153, capoverso ultimo, donde raccoglierai che il primo e vero participio passivo di tali verbi era pingitus, tingitus ec.), e conservatosi, a quel che pare, nel volgare latino (11 giugno 1821). Non diciamo noi pinto, dipinto ec.? Pitto solamente in poesia come il Rucellai nelle Api. I francesi peint ec.


*    Alla p. 1121. Cosí dubitare deriva da dubitus o dubitum o dubiatum (vedi p. 1154), di un antico dubiare mentovato da Festo e conservato nell’antico italiano. Questo però, terminando in itare, può anche, secondo il detto alla p. 1113, essere un verbo tra frequentativo e diminuitivo, sul gusto di haesitare da haerere, che somiglia anche nel significato. Vedi p. 1166, fine (11 giugno 1821).


*    Alla p. 1117. Nostri soli continuativi sono i verbi venire e andare uniti a’ gerundi de’ verbi denotanti l’azione che vogliamo significare, come venir facendo, andar dicendo. I quali modi però hanno meno forza e meno significazione della continuità, che non ne hanno propriamente i continuativi latini. E dimostrano una languida continuazione della cosa, [p. 448 modifica]un’azione piú languida e meno continua ed anche interrotta e di piú un’azione meno perfetta. Vedi p. 1212, capoverso 1 e p. {{ZbLink|2328}.} (11 giugno 1821).


*    Alla p. 1128. Da queste osservazioni apparisce che la desinenza italiana della prima persona attiva singolare del perfetto indicativo, dico la desinenza in ai, è la vera e primitiva desinenza latina di detta persona, conservatasi per tanti secoli dopo sparita dalle scritture, o senza mai esservi ammessa, mediante il volgare latino, e per tanti altri, mediante la nostra lingua che gli