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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1204

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[p. 482 modifica] a una piccolissima società, dove la convenzione era meno difficile, perché fra un piccolo numero d’individui. Ma trattandosi di [p. 483 modifica]arricchire, accrescere, regolare, ordinare, perfezionare e in qualunque modo migliorare una lingua già parlata da una nazione, dove la convenzione che deriva dall’uso è lentissima, difficilissima e per lo piú parziale e diversa, il principale e forse l’unico mezzo di convenzione universale, senza cui la lingua comune non può ricevere né miglioramento né peggioramento, è la scrittura, e fra le scritture quella che, 1°, va per le mano di tutti, 2°, è conforme ne’ suoi principii e nelle sue regole, vale a dire la letteratura largamente considerata. Perché la scrittura non letterata o non importante in qualunque modo per se stessa, come lettere, cioè epistole ec. ec., è soggetta quasi agli stessi inconvenienti della viva voce, cioè si comunica a pochi, forse anche a meno di quelli a cui si comunica la voce di un individuo, e non è uniforme né costante nelle sue qualità. Insomma si richiede un genere di scrittura che sia nazionale e possa produrre, stabilire, regolare e mantenere la convenzione universale circa la lingua (22 giugno 1821).


*    Alla p. 1129. Bisogna notare che i grammatici e vocabolisti intorno a parecchi di questi e simili verbi e nomi portano opinione contraria al parer nostro, cioè fanno derivare i nomi da’ verbi, come vedremo