Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1407

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[p. 142 modifica] quanto, ripugnando alla natura reale, benché relativa, delle cose, non ponno durare, né essere universali. Al contrario, il buon gusto è buono in quanto, convenendo colla natura qual ella è effettivamente, è il solo che possa durare e in cui tutti appresso a poco possano convenire.

Quindi accade che presto o tardi si ride di uno stile, di una pittura, di un portamento affettato ec. ec., di una persona sfigurata ec.; e queste cose si chiamano barbarie, come si chiamano barbarie tutte quelle cose fuori affatto dalla sfera del bello, che ripugnano alla natura, cioè al modo in cui le cose realmente sono, e perciò denno essere. E qui vedete che la barbarie consiste sempre nell’allontanarsi dalla natura, e però i popoli civili hanno ordinariamente buon gusto, perché la civiltà ravvicina gli uomini alla natura ec.

Sono dunque barbari e cattivi i gusti non naturali, in quanto ripugnano alla natura, non già in quanto ripugnano al bello. Nessun gusto ripugna al bello. Bello è ciò che tale si stima; bello era nel seicento lo stile de’ concetti e delle metafore ec. e dava