Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1598

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[p. 256 modifica] uomini e le malattie dagli studi, e ciascun pensatore o studioso ne fa l’esperienza in se, quanto al deterioramento individuale del suo corpo. Né solamente per le fatiche ma in centomila altri modi lo sviluppo della ragione nuoce al corpo, colle pene che cagiona, coi mali che ci scuopre e che ignoti non sarebbero stati mali, coll’inattività corporale a cui ci spinge anche per massima, e coi tanti begli effetti che costituiscono la natura della civiltà e dello stato presente del mondo derivato quasi tutto dallo sviluppo della ragione. Se dunque l’infinito sviluppo della ragione costituisce la perfezione propria dell’uomo, la natura, torno a dire, è in contraddizione, perché la perfezione di una parte nuoce a quella dell’altra e fino arriva a distruggere questa parte, tanto a poco a poco, quanto in un punto mediante il suicidio. Anzi non solo la perfezione di una parte nuoce a quella dell’altra, ma una perfezione di una stessa parte o del tutto nuoce ad un’altra perfezione manifestamente voluta dalla natura.

Lo sviluppo della ragione e la civiltà che ne deriva a noi sembra perfezione propria non solo dell’animo umano ma anche