<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2034&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127161559</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2034&oldid=-20141127161559
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2034 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 18modifica] o in parte è stata fatta, séguita ancora a farsi. Per esempio, adflictare, formato dal participio passato adflictus di adfligere, è come dire adflictum facere, anzi afflictum affligere, il che importa assai piú che adfligere, e viene a dire che colui che adflixit, dopo che il paziente è già in tutto o in parte adflictus, non lascia però ancora di adfligere. Cosí datare, che significa costume di dare, viene grammaticalmente ad esprimere che colui che ha già dato pur segue tuttavia a dare. Viene, insomma, il verbo cosí formato a significare piú azioni o piú parti successive di azioni, cioè atti o azioni secondarie, in una volta e in una sola [p. 19modifica]voce. Quindi adflictare significa azione o piú continuata o piú perfetta che adfligere. E dico piú perfetta perché mi par che talvolta i verbi continuativi abbiano forza di esprimere un’azione piú terminata, piú intera, piú compiuta di quella significata da’ positivi e