<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2185&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150620181246</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2185&oldid=-20150620181246
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2185 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 95modifica] inclinazione naturale. E questo anche in menome e determinatissime cose, appartenenti o alla lingua o allo stile o al modo e genere di letteratura. Come, avendo letto fra i lirici il solo Petrarca, mi pareva che, dovendo scriver cose liriche, la natura non mi potesse portare a scrivere in altro stile ec. che simile a quello del Petrarca. Tali infatti mi riuscirono i primi saggi che feci in quel genere di poesia. I secondi meno simili, perché da qualche tempo non leggeva piú il Petrarca. I terzi dissimili affatto, per essermi formato ad altri modelli, o aver contratta, a forza di moltiplicare i modelli, le riflessioni ec., quella specie di maniera o di facoltà, che si chiama originalità (originalità quella che si contrae? e che infatti non si possiede mai se non s’è acquistata? Anche Madama di Staël[p. 96modifica]dice che bisogna leggere piú che si possa per divenire