<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2300&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904154855</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2300&oldid=-20150904154855
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2300 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 156modifica] del tutto popolare nella Grecia e nel Lazio, anzi popolare per sua natura in qualunque popolo, e propriamente una di quelle voci e idee che, non essendo adoperate mai dagli scrittori se non per ischerzo o per filosofica riprensione, sono nondimeno tutto giorno in uso nella comune favella, e in questa sordamente si conservano e si perpetuano come fanno i pregiudizii e le sciocchissime opinioni e i piú puerili errori della piú minuta plebaglia e delle ultime femminucce; pregiudizii ec., de’ quali in particolare non s’ha notizia fuori di quella tal nazione, perché difficilmente vengono in taglio d’esser mentovati nella scrittura o nella società, per poco civile che sia. E massimamente se ne perde la notizia, s’essi sono antichi (come appunto delle voci oscene delle quali avranno abbondato le lingue antiche, ne abbondano le moderne, né però si conoscono da’ forestieri).