Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3506

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[p. 428 modifica] il mortale, né ad alleviare i suoi mali né i suoi desiderii. E la felicità promessa dal cristianesimo non può al mortale parer mai desiderabile, se non in quanto infinita, anzi in quanto perfetta [p. 429 modifica](ché infinita e non perfetta nol contenterebbe), e in quanto felicità, astrattamente considerata, ma non già in quanto tale qual ella è, e di quella natura di ch’ella è. Ed oso dire che la felicità promessa dal paganesimo (e cosí da altre religioni), cosí misera e scarsa com’ella è pure, doveva parere molto piú desiderabile, massime a un uomo affatto infelice e sfortunato, e la speranza di essa doveva essere molto piú atta a consolare e ad acquietare, perché felicità concepibile e materiale, e della natura di quella che necessariamente si desidera in terra.

Osservisi che di due future vite, l’una promessa l’altra minacciata dal cristianesimo, questa fa sul mortale molto maggior effetto di quella. E perché? perché ci s’insegna che nell’inferno (e cosí nel Purgatorio) avrà luogo la pena del senso. Onde ci si rende concepibile nel genere, benché non concepibile nell’estensione, la pena che dee aver luogo in una vita e in un modo di essere