<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3554&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925113908</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3554&oldid=-20150925113908
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3554 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 24modifica] insomma, quando o convenga al subbietto, secondo l’idea che noi della perfezione di questo ci formiamo, e concordi colle altre qualità d’esso subbietto, secondo la stessa idea (come ne’ fanciulli e nelle donne); o non convenendo, né concordando, non distrugga però l’aspetto della convenienza nella nostra idea, ma resti dentro i termini di quella sconvenienza che si chiama grazia (secondo la mia teoria della grazia), come può essere negli uomini o nelle donne in caso ch’ecceda la proporzione ordinaria ec. La debolezza ordinariamente piace ed è amabile e bella nel bello. Nondimeno può piacere ed esser bella ed amabile anche nel brutto, non in quanto nel brutto, ma in quanto debolezza (e talor lo è), purch’essa medesima non sia la cagione della bruttezza né in tutto né in parte. Ora l’esser la debolezza per se stessa, e s’altro fuor di lei non si oppone, naturalmente amabile, è una squisita provvidenza della natura, la quale avendo posto in ciascuna creatura l’amor proprio in cima d’ogni altra disposizione, ed essendo, come altrove ho mostrato, una necessaria e propria conseguenza dell’amor proprio in ciascuna creatura l’odio dell’altre, ne seguirebbe che le creature deboli fossero troppo sovente la vittima delle forti. Ma la debolezza essendo naturalmente amabile e dilettevole altrui per se stessa, fa che altri ami il subbietto in ch’ella si trova, e l’ami per amor proprio, cioè perché da esso riceve diletto. Senza ciò i [p. 25modifica]fanciulli,