Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3610

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[p. 60 modifica] parla cosí coperto, anzi dissimulato (dico della passione, e non di ciò che ne segue d’inonesto a descrivere, nel che giustamente egli è copertissimo, anche rispetto a Didone), anzi serba quasi un cosí alto silenzio, che e’ non mostra essa passione se non indirettamente e per accidente, e in quanto ella si congettura e si lascia supporre per necessità da quel ch’ei narra di Didone, e sempre volgendosi alla sola Didone. E par che volentieri, se si fosse potuto, egli avrebbe fatto che il lettore non istimasse Enea per niun modo tocco dalla passion dell’amore (di [p. 61 modifica]donna pur sí alta e sí degna e sí magnanima e sí bella e sí amante e tenera), e giudicasse che Didone avesse ottenuto il piacer suo, senza che quegli avesse conceduto. E chi potesse cosí stimare seconderebbe il desiderio di Virgilio. Tanto egli ebbe a schivo di far comparire nel suo Eroe un errore, una debolezza, laddove non v’è cosa piú amabile che la debolezza nella forza, né cosa meno amabile che un carattere e una persona senza debolezza veruna. E tanto egli giudicò che dovesse nuocere