Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3798

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[p. 185 modifica] Le superstizioni, le vittime umane, anche di nazionali e compagni, immolate, non per odio, ma per timore, come altrove s’è detto, e poi per usanza; i nemici ancora immolati crudelissimamente agli Dei senza passione alcuna, ma per solo costume; il tormentare, il mutilare ec. se stessi per vanità, per superstizione, per uso; l’abbruciarsi vive le mogli spontaneamente dopo le morti de’ mariti; [p. 186 modifica]il seppellire uomini e donne vive insieme co’ lor signori morti, come s’usava in moltissime parti dell’America meridionale ec. ec., son cose notissime. Non v’è uso o azione o proprietà o credenza ec. tanto contraria alla natura che non abbia avuto o non abbia ancor luogo negli uomini riuniti in società. E sí i viaggi sí le storie tutte delle nazioni antiche dimostrano che quanto la società fu o è piú vicina a’ suoi principii, tanto la vita degl’individui e de’ popoli fu o è piú lontana e piú contraria alla natura. Onde con ragione si considerano tutte le società primitive e principianti, come barbare, e cosí generalmente si chiamano, e tanto piú barbare quanto piú vicine a’ principii loro. Né mai si trovò, né si trova, né troverassi società, come si dice, di selvaggi, cioè primitiva, che non si chiami, e non sia veramente, o non fosse, affatto barbara e snaturata (o vogliansi considerar quelle che mai non furon civili, o quelle che poscia il divennero, quelle che il sono al presente ec. ec.). Dalle quali osservazioni si deduce per cosa certa e incontrastabile che l’uomo non ha potuto arrivare a quello stato di società che or si considera come a lui conveniente e naturale, e come perfetto o manco